Storia del Pallagrello
“Ecco primier già spillo il dolce Pallagrello che da suoi tralci stilla Monticello. Ecco n‘empio il bicchiere e mentre fuma e brilla, e tremula e zampilla, questo di buon sapere spiritoso licore, a te volgo la fronte…”.
Queste sono le parole che il poeta Nicolò Giovo, nel 1729, dedicava al nobile ed antico vino Pallagrello.
Non solo poeti apprezzarono questo vino: il Pallagrello, vitigno principale dell’azienda Terrae Tiferni con i suoi 2.5 ettari, era il vino preferito dal re Ferdinando IV di Borbone, Re delle Due Sicilie, che

lo sceglieva, addirittura, rispetto ai vini francesi. Le attenzioni del re per questo vino furono tali che egli pensò di impiantare, nei territori dell’allora Piedimonte d’Alife (attuale Piedimonte Matese), uno dei più grandi ed imponenti vigneti di tutto il Regno. Questo vigneto si estendeva per 9 ettari in località Monticello, nei pressi dell’attuale ospedale civile di Piedimonte Matese.

Il rispetto e l’importanza che i Borboni avevano e pretendevano per questi vigneti è dimostrata dalla lapide, datata 1775, posta all’ingresso di questa vigna, con la quale venivano avvisati i cittadini del divieto assoluto di attraversarla, pena sanzioni.

 

Inoltre, a dimostrazione ulteriore della sua preferenza, Ferdinando IV riservò a questa produzione un posto di privilegio nella sua “Vigna a Ventaglio” alle spalle della Reggia di Caserta, nel territorio di San Leucio che fece realizzare a metà Settecento. Nello stesso periodo, altre fonti elogiarono questo vino; il dizionario geografico del 1759 scriveva del vino di Monticello: “I vini di questa contrada sono eccellenti così bianchi come rossi, e sono de’ migliori del regno per la loro qualità, e natura, come per la grata sensazione che risvegliano nel palato. Vanno sotto il nome di pallarelli, e sono stimatissimi ne’ pranzi.”

Il vino di monticello fu preferito ai vini vesuviani per il suo sapore deciso e fruttato, apprezzato per i grappoli dalla forma piccola e tonda (in alcuni scritti viene indicato con il nome di pilleolata, dal latino piccolo palla), vezzeggiato per il suo sapore.

Queste caratteristiche rendono il Pallagrello uno degli omaggi che il sovrano donava ai propri ospiti, nonché uno tra i vini più titolati nei ricevimenti a Palazzo Reale e nonché una delle eccellenze territoriali tramandate fino ad oggi.